Capsulotomia

Capsulotomia

L’opacizzazione secondaria della capsula posteriore (l’involucro del cristallino) avviene in circa il 30% dei pazienti operati di cataratta e compare generalmente a partire da 2 mesi dopo l’intervento.

Durante la procedura di estrazione della cataratta, la capsula del cristallino naturale viene volontariamente lasciata al suo posto consentendo così il corretto posizionamento e un adeguato supporto della IOL (lente intraoculare artificiale).
Questa capsula, che avvolge il cristallino artificiale nei mesi/anni successivi all’intervento di cataratta, può perdere la sua trasparenza per proliferazione cellulare creando al paziente una sensazione visiva simile a quella riscontrata prima dell’intervento della cataratta (calo visivo, offuscamento delle immagini, percezione alterata dei colori, fastidio alle luci).
Per ovviare a questa problematica si utilizza un laser Nd: YAG integrato a 1064 nm e si esegue un trattamento detto “Capsulotomia”.

Il laser ha la funzione di rimuovere l’opacità creando un varco centrale sulla capsula posteriore permettendo nuovamente il passaggio dei raggi luminosi sull’asse ottico.
Il trattamento si effettua in ambulatorio con il paziente seduto davanti al laser. L’anestesia topica con gocce rende possibile l’applicazione di una lente specifica a contatto con l’occhio, utile per la messa a fuoco del raggio laser. Per l’esecuzione del trattamento è necessaria la midriasi (dilatazione pupillare) ottenuta mediante gocce instillate 10-15’ prima del trattamento. Il trattamento risulta rapido ed indolore e viene normalmente ultimato in una sola seduta.
Dopo pochi minuti il paziente viene dimesso con una terapia locale antiinfiammatoria e dopo poche ore dal trattamento, terminato l’effetto delle gocce per la dilatazione pupillare, può riprendere le normali attività.